Anche se sapessi che il mondo finisce domani, io comunque oggi pianterei una quercia

Troppe volte si utilizzano parole esagerate, per descrivere una persona che ci ha lasciato. Certo, per chi lo ha conosciuto anche solo occasionalmente, Gino Girolomoni appariva fin da subito un mito, rappresentava tutto quello che di buono e pulito può esserci in una grande idea, quella di ridare forza alla natura. Ma per lui, che sapeva usare le parole, dosandole con armonia, ogni eccesso sarebbe fuori luogo, stonerebbe e, credo, non gli farebbe nemmeno tanto piacere.

Quarant’anni fa ha fondato una delle più belle aziende del biologico, la cooperativa Alce Nero. A un certo punto la cooperativa è cresciuta, la strada si è fatta più agevole, ma lui ha deciso di proseguire il cammino sulla terra non battuta, fedele alla sua idea primaria, sempre dalla parte della terra e di chi la conosce, la rispetta e la lavora.

Il miglior modo per ricordarlo è rileggere le sue parole di come è nato Montebello.

Mi piace immaginare che lui sia lì, a guardare il suo lavoro dall’alto…

Il monastero visto dal cielo, è questo il nuovo simbolo che sostituisce il cavallino lancia in resta che, per ragioni complicate e non entusiasmanti, abbiamo dovuto lasciare intorno a Bologna.

E rappresenta un invito per tutti di “vederci” dall’alto, per capire dove andiamo, con chi, perché, come. La collina di Montebello su cui sorge il monastero rappresenta una vicenda umana di seicento anni, ed è qui che nel 1971 sono arrivato, per inseguire il sogno di una vita da non sprecare. Con gli amici, i fratelli e i soci, che negli anni si sono uniti all’impresa, siamo stati fedeli al progetto iniziale ed oggi ricominciamo una nuova sfida che è quella di non privare il biologico della sua anima.

Volavano i falchi, sopra il Monastero di Montebello, numerosi, quando ci arrivai la prima volta.

Il luogo mi attraeva più di una donna bella, anche se era circondato da un silenzio inesorabile che non voleva arrendersi al nulla.

Fu quella attrazione fatale a catturarmi ma che innescava una raffica di domande: come fare ad arrivarci, cosa fare lì, con chi, solo il perché era evidente.

Credo di poter dire che le riflessioni fatte a Isola del Piano sulla cultura delle campagne siano state di altissimo livello, tanto da attrarre personaggi come Quinzio, Tombari, Volponi, Bo, Ceronetti.

A me e Tullia si unirono per primi quelli che erano attratti da un’idea di religione legata al luogo (a cominciare dal 1971), poi quelli con cui abbiamo costituito la Cooperativa Alce Nero nel ’77, poi alcune famiglie che ci vengono ogni settimana per gli stessi motivi per cui i monaci ci hanno abitato per 500 anni. Poi sono arrivati dei collaboratori valenti, capaci di gestire le varie aree di lavoro della Cooperativa, che ci hanno aiutato a consolidarla e a farla diventare il riferimento dei più importanti importatori di pasta biologica di tutto il mondo.

In quarant’anni di cammino i nostri nemici più testardi sono stati le Istituzioni: prima ci sequestrarono i prodotti perché integrali poi, non riuscendo a incriminarci, li sequestrarono perché dichiarati “biologici”. Questa storia durò per ben 17 anni! Sono stato rinviato a giudizio perfino per aver sparso il letame di venti mucche senza aver chiesto il consenso dell’ASL. Quella brava gente non ci ha mai nemmeno pensato di pretendere la stessa autorizzazione anche per spandere i diserbanti. Uno dirà: “almeno il Comune vi sarà stato vicino?”. Neanche per idea! Un’amministrazione comunale che è stata lì per 30 anni ha cominciato la sua carriera con un’ordinanza di demolizione di tutti i fabbricati della cooperativa e, non essendoci riuscita, ci ha ignorati per tutto quel periodo. Essendo questa una realtà protetta dall’alto (e per “alto” non intendo i governi), siamo andati avanti e oggi siamo contenti dei 50 amici che ci lavorano e delle 100 famiglie agricole che ci hanno seguito e che sono diventate socie.

Mi auguro che, con la nuova amministrazione comunale, possiamo puntare insieme alla valorizzazione di un prodotto che viene al mondo, in tutto il suo ciclo produttivo, qui a Montebello, che è il grano antico che con caparbietà e perseveranza (il nostro stile) abbiamo selezionato per trent’anni e che si chiama GRAZIELLA RA.

Inshallah.
Gino Girolomoni