Quanto cibo buttiamo nella spazzatura? Almeno il doppio di quanto crediamo. Lo spiega il Rapporto 2015 Waste Watcher, che fornisce i primi risultati relativi alla campagna legata ai DIARI DI FAMIGLIA, un test preciso che indica la misura quali-quantitativa dello spreco legato a ogni pasto, rivelando tra l’altro che lo spreco reale e lo spreco percepito non coincidono.
Questo test, il primo nel suo genere in Italia – già policy per molti paesi europei- ha la validazione scientifica dell’Università di Bologna e si basa su monitoraggi e rilevazioni annotate da famiglie campione (una cinquantina di gruppi familiari e multi generazionali, scelti dalla trasmissione RAi Radio2 Decanter o abitanti nella zona di Bologna), che si sono prestati a indicare con precisione cosa buttano a ogni pasto e come lo spreco della tavola viene smaltito.
Studiando il campione rappresentativo si deducono parecchie informazioni. Ad esempio che circa il 50% dello spreco arriva dall’intera filiera agroalimentare, o che il costo dello spreco alimentare domestico totale è salito da 8,1 miliardi del 2014 a 8,4 miliardi nel 2015, oppure, cosa sorprendente, che se si rovista nella spazzatura delle famiglie che compilano i Diari lo spreco percepito da chi partecipa al test è inferiore al dato reale del 50%.
Virtuosi o spreconi?
Seguendo i dati forniti nel rapporto Waste Watcher sullo spreco domestico si sono definite sei tipologie di consumatori che vanno dall’attento all’incurante.
- VIRTUOSI (24%): sensibili al tema dello spreco alimentare, che considerano una immoralità e un danno ambientale, con queste motivazioni riescono a sprecare veramente pochissimo.
attenti (28%): attenti allo spreco, sensibili ai temi ambientali e comportamentali, ogni tanto si prendono qualche licenza. Ne fanno parte le coppie con figli e questo è uno dei motivi per cui non riescono a essere “virtuosi al 100%”.ù - INCOERENTI (25%): convinti dell’importanza di curare meglio l’ambiente che ci ospita, consci del danno dello spreco… ma dalla teoria fanno fatica a passare alla pratica.
- INDIFFERENTI (8%)… MA INNOCUI!: non particolarmente attenti ai temi della salvaguardia dell’ambiente, non ritengono che lo spreco alimentare produca dei danni. Eppure, al contrario degli incoerenti, sono famiglie che sprecano relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La causa è lo stato sociale ed economico: hanno redditi limitati e il contenimento della spesa li porta a buttare solo lo stretto necessario.
- INCURANTI (4%): riconoscono il problema dello spreco come tema, ma sono poco interessati ai problemi ambientali o alle possibili conseguenze legate a comportamenti poco sostenibili.
- SPRECONI (11%): sono pochi, solo l’11%, ma con una capacità economica media. Non si sentono responsabili per ciò che accade. “Non è colpa mia se le cose vanno male” e “Ci pensi lo Stato o chi è preposto a sistemare le cose che non funzionano” sono il loro pensiero dominante.