E come elenco

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(sost. maschile) nota, lista, indice di più cose o persone, registrate ordinatamente

 

Appena inziato il lockdown, appena capito che non si sarebbe trattato di una breve pausa, abbiamo iniziato fisicamente o anche solo mentalmente a stilare le liste.

All’inizio era solo il lungo elenco degli ingredienti necessari da tenere in dispensa, che ci accompagnava nella spedizione per la spesa settimanale, calibrando i tempi,  considerando le esigenze di tutta la famiglia.

A cui si è aggiunta la lista delle cose da fare giornalmente: il lavoro in smartworking, lo yoga, una bella cantata, la pasta fatta in casa, la telefonata alla nonna, l’aperitivo virtuale con gli amici…

Poi, man mano che i tempi si allungavano, si sono aggiunte le note dei “mai più senza”: mai più senza un sorriso, mai più senza un abbraccio, mai più senza camminare tra gli alberi o a piedi nudi nella sabbia… E il memo delle prime cose da fare appena avremmo potuto uscire liberamente di casa. O di quelle che non avremmo più voluto.

Mano a mano che il tempo passava, i nostri elenchi cambiavano, mutavano in base all’umore, alle priorità, alle mancanze.

Anche il New York Times, qualche giorno fa, ha messo in prima pagina (aggiornata anche online) una lista, per dare la possibilità, anche negli anni a venire, anche a chi verrà dopo di noi, di capire la portata di ciò che il mondo ha vissuto in questo 2020.

Sei colonne in tutto, che registrano ordinatamente  in un lungo elenco il nome delle persone che il Coronavirus si è portato via negli States. “Nessuno di loro era solo un nome su una lista. Eravamo noi”.