La paura di sedersi a tavola

Che si tratti di pompelmi texani, di riso americano o asiatico, di
grano duro italiano, la maggior parte di queste piante è stata trattata in reattori nucleari o sui campi di coltivazione con cannoni al cobalto 60 o con raggi X. E quindi il grano con cui viene fatta la pasta italiana (ndr in Germania è consentito l’utilizzo di grano tenero) è transgenico!

Questa è la dura accusa lanciata da David Kyd, portavoce dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, dalle pagine del Frankfurter Allgemeine Zeitung di martedì 8 maggio.

Secondo l’attuale Ministro delle risorse agricole, Pecoraro Scanio, questa è un’accusa inaccettabile contro uno degli alimenti tipici italiani prodotto con maggior rigore.

In effetti questo attacco è diretto alle nostre certezze. La pasta è la nostra sicurezza, è l’alimento simbolo della cucina italiana ma anche dell’alimentazione mediterranea vegetariana. Attaccare la pasta, è come attaccare tutta la cultura italiana e la nostra ristorazione, oggi più che mai
apprezzata in tutto il mondo. Per questo abbiamo “paura di sederci a tavola” , non abbiamo più certezze .

Una mossa che può far comodo a quanti tendono uniformare l’alimentazione a un enorme fast food. Negli ultimi dieci anni la pasta italiana ha conquistato 40 paesi, quasi la metà della nostra produzione è destinata all’esportazione. Tuttavia l’articolo pubblicato sul quotidiano tedesco ha un fondamento: il
miglior grano (creso) per produrre pasta, esportato in tutto il mondo, è nato da mutazioni che lo hanno reso “nano” tramite la distruzione del gene che regola la sintesi dell’ormone della crescita. Ma le mutazioni, che avvengono nei geni mediante un fenomeno naturale, sono cosa diversa dalle manipolazioni. Per contro di sicuro si sa che il processo di mutazione viene accelerato tramite l’esposizione alle radiazioni, una pratica forse discutibile ma che non ha a in comune con gli Ogm.

(…) Creare una forte apprensione nel consumatore su tutto
ciò che il mercato alimentare propone, generare paure e
confusione potrebbe risultare “comodo” a quanti fino a oggi hanno
puntato sulla quantità prodotta e non sulla
qualità.

Sparare a zero su tutta la produzione agricola, dire che il grano potrebbe essere già da decenni inquinato anzi, peggio, radioattivo, potrebbe essere un argomento valido e sostenuto da chi sulla manipolazione genetica ha puntato tutto.

Forse questa campagna di delegittimazione dell’agricoltura italiana, tra le poche rimaste tutto sommato non intensive, e in grado di produrre alimenti di qualità, si basa sul desiderio di convincerci che nessuna coltivazione è immune da rischi per il consumatore. In fondo se non è ogm è radioattivo, o è carico di pesticidi, o è a rischio di contaminazione batterica o di muffe. Insomma: se non è zuppa è pan bagnato.

Il messaggio potrebbe essere chiaro: smettete di preoccuparvi e limitatevi ad acquistare, fidandovi ad occhi chiusi. Ma noi desideriamo continuare a tenere gli occhi aperti e ci arroghiamo il diritto di poter scegliere.

per l’idea vegetariana