S come solitudine

Vedi alla voce S come solitudine /so·li·tù·di·ne/
(s.f.) isolamento, lontananza, abbandono, emarginazione, ritiro
  Si racconta che ci si accorge di quel che abbiamo solo quando manca. Adesso, tutti chiusi nelle nostre case, riscopriamo il valore della libertà di muoverci, incontrare, condividere, abbracciare… Vero, ma retorico. In una società di single, per scelta, per caso o per destino, oggi si scopre cosa significa davvero la solitudine, l’emarginazione. Questa forse è la vera riscoperta. E per cacciare la solitudine non bastano gli aperitivi in videochat, la solitudine ce la portiamo dentro, e non lo sapevamo. E questa è una gran bella scoperta In una società di single si corre tutti, tutti hanno sempre qualcosa da fare, lavoro, palestra, aperitivo, cinema, corso di qualche cosa. Persino guardare una serie tv è diventato un “impegno”. Si corre alla perenne ricerca di qualcosa che non si trova, ma che impegna, occupa, ci fa muovere, ci libera. Ma adesso no, non possiamo più farlo e siamo obbligati a stare fermi, siamo obbligati ad affrontare noi stessi, le nostre paure, la paura di stare soli, la paura della solitudine. Perché in fondo lo sappiamo, noi esistiamo nel riconoscimento dell’altro e, sempre più, nel riconoscimento nell’altro. Gran parte della comunicazione commerciale ormai si basa su questo, forse esclusivamente su questo. Ecco! Forse quest’isolamento forzato può sfociare in una nuova e diversa considerazione di sé. In fondo solitudine è anche sinonimo di introspezione. Forse è il momento giusto non solo per accorgerci di quel che abbiamo, e che manca, ma anche di quel che siamo. Approfittarne potrebbe non essere male, poi ci sarà tempo per dimenticarlo.