100.000 piccoli schiavi in Ghana e costa d’Avorio per la raccolta del cacao. E la BBC, in un’inchiesta, solleva dubbi anche sul cioccolato venduto attraverso il Commercio equo e solidale.
Per quanto ci sia la crisi, a pasqua almeno un uovo di cioccolato arriva su quasi tutte le tavole. I consumatori più attenti scelgono quello del commercio equo e solidale, perché il cioccolato, come il caffè del resto, è ormai una maledizione più che una fonte di ricchezza e benessere per i paesi che lo coltivano.
Il 17.2% del cacao arriva dal Ghana mentre il 32.4% è frutto dell’economia a mano armata della Costa d’Avorio, paese ricco ma ormai ridotto a campo di battaglia dall’avidità dei suoi leader. Oggi in Costa d’Avorio quasi un quarto della popolazione lavora nel settore del cacao, mentre il governo e i gruppi paramilitari controllano questa monocultura destinata all’esportazione lasciando le briciole ai contadini.
I coltivatori diretti che producono il cacao sono costretti a vivere in condizioni sempre più disagiate, nonostante le grandi ricchezze naturali della loro terra, sempre più pressati dalle tasse che non vengono utilizzate per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, ma per finanziare la guerra e favorire l’arricchimento personale di alcuni funzionari nella più totale assenza di trasparenza.
In teoria, il commercio equo e solidale dovrebbe garantire che tutto questo non accada più, che i contadini vengano pagati il giusto e non ci sia sfruttamento minorile. Ma la BBC è uscita con una inchiesta che mette in dubbio anche questo meccanismo: è vero che il cioccolato venduto attraverso il Commercio equo e solidale e prodotto in Ghana e Costa d’Avorio garantisce la sopravvivenza a circa dieci milioni di persone, ma non “la salute, la sicurezza e la dignità” dei bambini utilizzati nei campi.
La BBC ha ripreso una denuncia dell’ILO – Organizzazione Internazionale del lavoro che ha documentato decine di bambini privati del diritto alla scuola e chinati nei campi per circa dieci ore. E ci sono storie sono tristi e strazianti, come quella del dodicenne burkinese Ouare Tatao Kwakou, che per un intero anno di lavoro riceve 1 solo penny, arrivato alla piantagione in cui lavora perché acquistato dal proprietario da un gruppo di trafficanti di esseri umani.
In Costa d’Avorio, dove sono circa 100.000 i bambini sfruttati nell’industria del cacao hanno intervistato un contadino che si serviva del fratello di otto anni e del figlio di undici per raccogliere il cacao destinato a una cooperativa che fornisce la Nestlé per un progetto di Fairtrade.
Il commercio equo e solidale si difende. Harriet Lamb, direttore esecutivo di Faitrade in Gran Bretagna, racconta che nel settembre dello scorso anno una cooperativa di Fairtrade che fornisce Carbury e Divine ha sospeso i rapporti con sette delle 33 comunità di raccoglitori di cacao in Ghana dopo aver accertato che utilizzavano il lavoro minorile. Il provvedimento è rientrato dopo che la cooperativa aveva preso rimedi.